giovedì 27 settembre 2012

A casa--vediamoci il 13 Ottobre!

Siamo tornati...
Con qualche bolla in più (le pulci della chiesa ruperstre? le cimici dell'albergo di Makallè? una malattia tropicale non ancora nota alla scienza?), diversi chili di materiale etiope (vestiti, berberè-peperoncino- ed altre spezie, perfino un pentolino perchè Luca possa tostare il suo caffè per la cerimonia in modo veramente etiope), un bel po' di stanchezza e una grande energia.
Soprattutto, siamo tornati con la voglia di fare ancora di più per le nostre ragazze e la "nostra" Etiopia.
La prospettiva è cambiata molto grazie all'incontro con le ragazze. Vederle come 'persone vive', e non foto sul computer o nomi nelle e-mail, ha creato un legame che difficilmente potrà spezzarsi.
Non potremo mai abbandonarle.
Per questo vi invitiamo il 13 OTTOBRE a vedere con noi il video che abbiamo portato dall'Etiopia e a mangiare il miele degli anziani di Maimekden. Un'occasione per parlare anche di come mandare avanti il progetto.
Grazie ai sostenitori che hanno reso possibile "tutto questo", che è davvero molto.

(Grazie a Mariele e Luca, per quello che hanno fatto per le ragazze, e per avermi portato con loro in questo incredibile viaggio. Marta)

sabato 22 settembre 2012

Immagini dall'Etiopia

Tornati a Makalle' e' tornata la connessione, che fra l'altro e' la connessione superveloce dell'hotel Yordanos.
E' il momento di un po' di immagini, visive e sonore, dell'Etiopia.
 
Per incominciare, la lingua. Il tigrino, la lingua di questa regione, ha molti punti in comune con l'Italiano.
"Come dite voi in Etiopia aeroplano?" "Noi diciamo aeroplano."
"Come dite voi in Etiopia borsa?" "Noi diciamo borsa."
"Come dite voi in Etiopia scopa?" "Noi diciamo scopa."
"Come dite voi in Etiopia  atterraggio?" "Noi diciamo atterraggio."
"Come dite voi in Etiopia divisa?" "Noi diciamo divisa."
e cosi' via...bombolini (sono come i nostri bomboloni, fritti e a forma di ciambella...), sciarpi (le tradizionali sciarpe bianche con il bordo colorato), makina (macchina), cacciaviti, martello, asfalt, correnti (elettricita'), fritata (uova strapazzate), porta, fenestra...
L'unica differenza e' ciao: che qui in Etiopia vuol dire solo arrivederci. Si dice selam appena ci si incontra e ciao quando si va via.
La presenza di parole italiane nel tigrino ha suscitato profonde domande nel piccolo Yohannes Solomon, il quale ha chiesto al padre perche' anche gli italiani dicono sciarpi.
"Perche' e' una parola italiana."
"Allora noi prima parlavamo italiano!?!"
(Questo per confermare di nuovo quanto sian belli e intelligenti i bambini etiopi).

Parole non italiane, utili allo straniero:

Ferenji: deformazioni di 'foreigner', vuol dire straniero bianco. Se sei uno straniero bianco la senti dire in continuazione. Ci sono negozi da ferenji, menu da ferenji, alberghi da ferenji. E naturalmente, prezzi da ferenji: almeno tre volte quelli da locali. ma se si pensa a un meccanismo tipo 'gabbie salariali', forse non e' cosi' fuori luogo.

Birr. E' la valuta locale, che contraddice il noto adagio 'Pecunia non olet'. I birr, comne tutti gli oggetti locali, vengono usati fino allo sfinimento (e oltre). Circolano banconote piu' che sudicie: unte, bisunte, consunte. Quasi illeggibili, rotte e riappiccicate con il nastro adesivo. E parecchio 'odorose', con un odore che si sente appena si apre il portafogli. Un euro vale circa 23 Birr e un po'. Al nostro arrivo erano circa 23.2; all'ultimo cambio, un paio di giorni fa, 23.37. Dunque, se puo' confortarvi, l'euro sta recuperando sulla valuta etiope.

Injera, o anche 'njera. A base di farina di teff (una specie di miglio), e' il cibo tradizionale di base. Simile nell'aspetto a un cencino grigiastro arrotolato, si accompagna a pietanze e sughi vari. Al momento dell'uso, si srotola e fa da piatto, da posata e da pane. Giudizio dei tre italiani. Luca: Ho mangiato di tutto, compreso il serpente cotto e la medusa fritta. Mi piace tutto, ma la 'njera fa schifo. Mariele: be' contestualizzando, non e' poi cosi' male... Marta: E' buonissima! Ce n'e' un altro po'?

Ancora a proposito di cibo.
Tra gli altri piatti che si trovano dappertutto, ci son spaghetti e maccheroni, con il sugo di pomodoro o il ragu'. Sono un altro lascito italiano. Come il 'tegamino' (piatto a base di fagioli in umido passati, con cipolla e abbondante peperoncino, naturalmente cotto in un piccolo tegame) e il 'macchiato', che in realta' e' praticamente un cappuccino.
Delizie locali: la macedonia di frutta (in bicchieri enormi, a base di mango, avocado, arancio, guave, papaja e altre delizie...) e i succhi di frutta, in realta' pastose creme di frutti tropicali, serviti in bicchieroni a strati multicolori

Altre immagini del viaggio:

I bambini. Tantissimi, ovunque. A mucchi, a grappoli, a gruppi. Occhi scintillanti, pungenti come spilli. Bambini sempre in movimento, che corrono a piedi nudi, incuranti di pale di fichi d'india e pietre taglienti, curiosi di questi 'ferenji' con la pelle pallida e i capelli cosi' stranamente lisci. Quasi tutti bellissimi, quasi tutti sudicissimi, quasi tutti simpaticissimi. Attaccano subito discorso in un misto di inglese e di linguaggio universale di gesti e espressioni. A volte chiedono una moneta, piu' spesso una penna, oppure un soldino per comprare un quaderno. Che si sia sparsa la notizia che i ferenji sono sensibili al richiamo alla cultura e all'istruzione? Spesso non chiedono nulla: vogliono solo salutare, stringere quelle buffe mani chiare. In ogni caso, non sono insistenti e sono incredibilmente allegri e pieni di vita. Dalla macchina li vedi che corrono per venire verso la strada, solo per fare ciao con la manina e gridare 'Ferenji!' a tutta gola. Spesso accompagnano gli animali al pascolo, o portano piccole fascine di frasche sulla testa, perche' si deve imparare fin da piccoli che occorre rendersi utili. Qualche volta li vedi che giocano: a zoppino, a campana, oppure a spingere un cerchio di filo di ferro tramite un bastone con un anello in cima. Una volta ne abbiamo visto persino uno che tirava una vecchia macchinina di plastica con una fune. Di certo, non sembrano annoiarsi. Diciamolo: sono cosi' vispi e accattivanti che ti vorrebbe voglia di portartene via qualche decina.
 
 
   

mercoledì 19 settembre 2012

notizie da Axum

Connessione riconquistata ad Axum!
C'e' qualche ragazza che "rappresenta" perfettamente gli obiettivi che il progetto vuole raggiungere.
Maharat ha fra i 17 e i 18 anni. In estate ha fatto da tutor alle ragazze piu' giovani. E si e' occupata da sola dell'organizzazione della festa di benvenuto per noi ferenji. Finira' le superiori quest'anno, e probabilmente poi scegliera' una facolta' scientifica (scienze naturali, ingegneria, medicina) se all'esame di stato riuscira' ad ottenere un punteggio sufficiente ad essere ammessa all'universita'.
Enda Kiros e' stata la prima a ribellarsi al matrimonio precoce impostole dal padre sacerdote, tanto da diventare un simbolo e uno sprone per le altre, ci ha detto Solomon. All'esame fra il grado 8 e 9 (un esame statale) ha ottenuto 92/100.
Senayt e' una donna adulta con una laurea di primo livello in management. Lavora all'universita' di Makalle' come "gender officer", il che vuol dire che si occupa di tutti i problemi delle ragazze dell'universita'. Dai piu' semplici, come la mancanza di soldi per comprare le penne e fare fotocopie, a quelli meno semplici, come la violenza sessuale, il "mobbing" da parte degli studenti e dei professori maschi. Si sente in colpa perche' non riesce a fare abbastanza. D'altro canto, sono in tre in un ufficio che dovrebbe gestire circa 1000 ragazze, sparse in 4 campus molto lontani fra loro, senza fondi, senza neanche un toner per la fotocopiatrice. Anche lei ha fatto da tutor estivo alle ragazze, perche' sostiene che il problema sia tutto nella mentalita' delle donne e degli uomini, che deve essere cambiata radicalmente fin dalla giovane eta'. Il suo sogno? Un master in Europa.
E tutte le altre, la ragazza timidissima che ha preso 97/100 (la piu' brava fra le "nostre"), e tutte le altre, tutte queste ragazzine che partono il lunedi' da casa con il pane per tutta la settimana, che mangiano immerso nel te'. Queste ragazzine, che magari non andranno tutte all'universita', ma almeno non saranno finite ancora bambine fra le braccia (chiamiamole braccia) di uno sconosciuto, e grazie alla loro istruzione saranno piu' sicure delle loro capacita', saranno in grado di proteggersi nel futuro. Come ci ha detto senayt, il primo passo e' cambiare la mentalita' delle donne.
Per tutte loro, per quello che rappresentano per questo paese, sarebbe bello incontrarsi una volta a Firenze per decidere come far proseguire il progetto, noi che abbiamo la possibilita' davvero di cambiare le loro vite con un piccolo contributo.
L'idea potrebbe essere di trovarci (chi ci potra' essere) a Firenze al nostro ritorno, cosi' vi raccontiamo quello che abbiamo visto eprovato. E vi diamo il miele (bianco) che gli anziani del villaggio ci hanno dato per i 'white people' del progetto. E vi facciamo vedere le foto, anche se quel mio amico diceva semore che 'bambini e diapositive, ognuno si guardi i suoi.'. Ma qui si potrebbe fare un'eccezione, se credete.
Ora siamo ad Axum, abbiamo appena visitato cio' che resta del palazzo della (presunta...) regina di Saba e siamo passati accanto alla cappella dove e' conservata la (presunta) arca dell'alleanza. Abbiamo incontrato bambini che chiedono penne per scrivere o soldi e parlato con qualche vecchio (50 anni?) del paese, che ci diceva che 'Before, with Italy war, but now friends!' E poi ci ha fatto le lodi delle industrie italiane, FIAT (!) in testa. Siamo in un internet point dove la connessione va e viene e cosi' ora si prova a salvare il post e che il cielo ce la mandi buona. La prossima volta, scriveremo un po' di impressioni su quanto stiamo incontrando nel viaggio: la injera, la cerimonia del caffe', le parole italiane della lingua tigrina (quella che si parla in questa parte di Etiopia), i paesaggi che levano il fiato, le strade piene di persone che camminano, e poi animali che li accompagnano. E poi i bambini. I bambini!...
Alla prossima (se la rete ci soccorre...)

lunedì 17 settembre 2012

Ce l'abbiamo fatta!

Oggi abbiamo avuto in sorte il computer buono dell'internet point.
E' tempo di trascrivere almeno qualcuna delle emozioni di queste giornate etiopi.
Siamo atterrati a Makalle' il 15 e Solomon e' venuto a prenderci all'aeroporto. La sua salute e' buona, ma deve stare a dieta per tenere il cuore sotto controllo. Ci ha invitati a cena a casa sua, e abbiamo potuto approfittare della straordinaria ospitalita' etiope.
Non appena siamo arrivati a casa sua Solomon e' entrato nel cancello dicendoci di restare fuori mentre lui rinchiudeva il cane feroce in una stanza apposita. Se non che poi e' uscito di nuovo, dicendo che il cane non si era lasciato rinchiudere. Quindi ci ha fatti risalire in macchina e, mentre lui portava lontano il suddetto leone, siamo scesi dall'auto con una velocita' e destrezza degne di un Navy Seal.
Una volta entrati abbiamo potuto conoscere la signora Solomon e i bambini, Yohannes (9) e Milena (5). Bambini buoni e simpatici, e anche intelligenti. Yohannes ha fatto una sensatissima considerazione riguardo al fatto che siamo Italiani, e cioe' che a scuola gli hanno detto che gli Italiani hanno cercato di colonizzare l'Etiopia. Tuttavia non si e' lasciato in alcun modo condizionare da questo fatto...
(...)
Dopo una lunga pausa dovuta a black-out e mancanza di connessione, eccoci di nuovo a un internete point funzionante, reduci da una cena etiope con Solomon e altri suoi amici originari di Maymekden in un bellissimo posto sulla collina vicino a Mekelle. Serata piacevolissima, ma dobbiamo aggiornarvi sulle emozioni di ieri.
Qui e' Mariele che scrive: credo di aver provato poche volte nella mia vita un'emozione cosi' forte come quando ieri mattina siamo arrivate a Maymekden (dopo un breve viaggio su un pullmino scassatissimo guidato in modo spericolato per strade sconnesse) e dietro al cancello della scuola agghindato con un cartello (giallo...) con scritto 'Welcome' abbiamo visto le ragazze nelle loro 'divize' verdi, schierate in due file ai lati dell'accesso, che cantavano 'Welcome, welcome', muovendo dei mazzolini di fiori di campo che tenevano in mano. Poi la mattina e' stata tutta emozionante: la stanza con i banchi di legno con sopra seduti gli anziani del villaggio nelle loro vesti tradizionali, la ragazza che ha preparato la cerimonia del caffe', l'arrivo di tutte le ragazze, lo scambio di doni (ma si', ci hanno fatto dei doni anche loro: vestiti e sciarpe tradizionali da parte delle ragazze, un fusto di miele locale bianco 'for white people' da parte degli anziani, che divideremo fra tutti) e poi la consegna degli zaini col materiale didattico nuovo... La festa e' proseguita con una rappresentazione teatrale che raccontava la storia della ragazza che rifiuta il matrimonio precoce e sostenuta dall'insegnante riesce alla fine a convincere i genitori a lasciarla studiare. Dopodiche' hanno portato due pani tradizionali cotti a vapore (quelli dei giorni di festa), fatti dalle ragazze e decorati con la scritta 'Thank you'. C'era anche un operatore di una televisione locale che ha ripreso tutto e fara' un videoclip che speriamo di riuscire a far avere a tutti voi.
Che posso dire? E' difficile descrivere le facce timide e orgogliose delle ragazze, i loro sguardi sereni. E poi i bambini piu' piccoli rimasti fuori dall'aula, aggrappati alle finestre a vedere quello che succedeva, i vecchi (vecchi? ma se non avranno neppure la mia eta'...) che ci benedicevano, le anziane (anziane?) madri che ci ringraziavano...
Non riesco a raccontare tutto, anche perche' fuori ci sono Solomon e gli altri amici etiopi che aspettano. E poi non siamo sicuri che la linea funzioni davvero e si riesca a salvare questo scritto. Intanto per stasera basta cosi', ci aggiorniamo presto.
E' un'avventura sempre emozionante. A presto.
 

domenica 16 settembre 2012


La connessione internet non tiene dietro alle nostre emozioni. Ci aggiorniamo appena troviamo qualcosa di decente.

venerdì 14 settembre 2012

Arrivati

Siamo arrivati a Addis Abeba! Dopo un viaggio un po' faticoso (dormire in aereo non e' il massimo, specie se ti svegliano alle due per darti pollo alle spezie) l'Etiopia ci e' apparsa tutta verde dall'aereo dopo la stagione delle piogge.
Addis e' calda, pur essendo molto in alto (2400mt), probabilmente anche per via della cappa di smog sopra alle nostre teste. In effetti qui l'euro cinque e' una pura astrazione e dagli scappamenti escono nuvole di roba mefitica. Ma l'Africa e' anche questo.
Casermoni in costruzione, baracche, gente che chiede l'elemosina accanto a gentlemen in giacca e cravatta, la "capitale dell'africa" rappresenta in pieno queste contraddizioni.
Domani atterreremo a Makalle', abbiamo sentito Solomon e vedremo le ragazze domenica. Ci sara' anche la televisione locale....
La stagione delle piogge non e' ancora finita (sta ricominciando a piovere in questo momento) e comunque e' tutto molto piu' verde che a Firenze.

Saluti a tutti, Mariele, Luca e Marta

P.S. Auguri a Luca che compie oggi 55 anni!

martedì 4 settembre 2012

Introduzione

Questo diario e' diretto agli amici che partecipano al progetto 'No
early marriage - No al matrimonio precoce' per sostenere le ragazze del
villaggio di Maimekden nella scelta di proseguire gli studi dopo la
scuola primaria anziche' essere destinate a matrimoni precoci decisi
dalle famiglie.
Mariele, Luca e Marta incontreranno le ragazze, le loro famiglie e la
comunita' di Maimekden durante un breve viaggio che avra' inizio la
notte fra il 13 e il 14 settembre. Nei limiti delle possibilita'
tecniche (disponibilita' di connessione internet), del tempo e della
stanchezza (!), cercheremo di tenervi via via aggiornati su come procede
il nostro viaggio.
A presto!
Mariele, Luca, Marta